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Cronaca

Tragedia in fabbrica, robot uccide un operaio per sbaglio: le ultime

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Tragedia avvenuta in una fabbrica nel sud di Gyeongsang, in Corea del Sud, dove un uomo è stato ucciso da un macchinario per ‘sbaglio’.

Stando ad una prima ricostruzione, la macchina l’aveva erroneamente scambiato per una scatola di verdure, ed è stato quindi afferrato come una lattina di pelati e stritolato. Pertanto, dopo l’incidente, il proprietario del ‘Donggoseong Export Agricultural Complex‘ ha disposto che venga istituito un sistema preciso e sicuro, per evitare che simili disgrazie possano ripetersi in futuro.

Infatti, sono risultati inutili anche i soccorsi, visto che l’uomo è deceduto poco dopo in ospedale per la gravità delle lesioni riportate. In particolare, l’operaio stava effettuando un controllo di routine per verificare l’efficienza del sensore della macchina, che in quel momento si è rotta sollevando il lavoratore con il braccio meccanico e spingendolo contro il nastro trasportatore.

Cronaca

Bologna, accetta sesso in cambio di soldi ma poi viene violentata: arrestato 25enne tunisino

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Episodio di violenza sessuale consumatosi a Bologna, dove una donna è stata stuprata all’interno del Parco della Montagnola.

Si tratta di una 40enne di origini tunisine, la quale avrebbe riferito ai carabinieri di essere stata violentata da un 25enne suo connazionale. Pertanto il giovane sarebbe disoccupato e privo di permesso di soggiorno, ed è stato arretato per violenza sessuale e tentata rapina.

Infatti i carabinieri hanno accertato che l’uomo, si è avvicinato alla donna all’interno del suddetto parco proponendole 30 euro per avere un rapporto orale, con la stessa che avrebbe accertato l’offerta appartandosi con l’arrestato in una zona buia.

Al termine del rapporto però, il 25enne ha bloccato la donna con forza e l’ha violentata die volte senza protezione. In seguito ha tentato anche di rapinarla. A quel punto la vittima è stata soccorsa e trasportata dai sanitari del 118 presso l’ospedale Maggiore, mentre il responsabile è stato associato al carcere Rocco D’Amato di Bologna.

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Cronaca

Caso Toti, parla il legale di Spinelli: “Dava soldi a tutti, ma credeva fossero tracciati”

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Tiene banco in questi giorni la vicenda relativa all’arresto del governatore ligure Giovanni Toti, con la Procura di Genova che ha aperto un fascicolo per rivelazione di segreto d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta sul comitato d’affari e corruzione che lo riguarda.

Al momento il fascicolo è a carico d’ignoti, ed è stato iscritto alla luce di quanto emerso dalle intercettazioni ambientali. Era il settembre 2020 quando i fratelli Arturo Angelo Testa e Italo Maurizio Testa, iscritti a Forza Italia in Lombardia e da ieri sospesi dal partito, vengono a Genova per incontrarsi con alcune persone della comunità riesina.

Pertanto a quell’incontro si aggiunge un uomo in felpa e cappellino, tale Umberto Lo Grasso, consigliere comunale totiano, il quale dice a Italo Testa:

“Vedi che stanno indagando, non fate nomi e non parlate al telefono …. Stanno indagando”. Per tutta risposta Italo Maurizio Testa afferma: “Sì lo so, non ti preoccupare …. L’ho stutato (“spento” in dialetto siciliano, ndr)”. Questa condotta, scrive il giudice per le indagini preliminari Paola Faggioni, “appare in tal modo integrare il delitto di favoreggiamento personale, avendo il predetto fornito un aiuto in favore dei predetti ad eludere le investigazioni a loro carico”.

Tuttavia resta da capire chi abbia avvistato Lo Grasso, con l’ipotesi più probabile che porta a Stefano Anzalone, totiano anche lui indagato nell’inchiesta ma ex poliziotto, quindi con agganci tra le forze dell’ordine. Intanto Vernazza, legale di Aldo Spinelli, ha così dichiarato davanti al Palazzo di Giustizia di Genova:

“Spinelli ha detto di aver finanziato tutti, ma con sottoscrizioni elettorali che pensava fossero tracciate. Farà ricorso al Riesame perché non abbiamo una misura così afflittiva, non siamo in carcere”.  

Infine l’avvocato, ha sottolineato di non aver fatto richiesta di revoca della misura dei domiciliari: “Non la chiedo. Lui vorrebbe tornare in azienda ma non lo può fare, e poi secondo me è prematuro, bisogna far andare avanti le cose”.

Lo stesso Spinelli ha così risposto alle domande del giudice e del Pm della Procura della Repubblica guidata da Nicola Piacente, che gli contesta di aver pagato in tre anni tangenti per 75 mila euro a Giovanni Toti per ottenere favori e delibere:

“Sono stato preso in giro da Toti. Ho dato finanziamenti a tutti sempre rispettando la legge, perfino alla Bonino, che nemmeno conoscevo”.

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Cronaca

Napoli, nota pizzeria del centro storico acquisita con la protezione del clan Contini

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Blitz della Guardia di Finanza di Napoli e della Squadra Mobile, che nel corso della mattinata odierna ha notificato un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali nei confronti di cinque soggetti, gravemente indiziati dei reati di trasferimento fraudolento di valori e autoriciclaggio, aggravati dal metodo mafioso e dalla finalità agevolativa dell’organizzazione camorristica denominata clan Contini.

In particolare, le indagini hanno consentito di accertare l’intestazione fittizia di due società operanti nel settore della ristorazione e panificazione per agevolare il raggiungimento delle finalità illecite del predetto sodalizio e per il sostentamento dei detenuti e delle rispettive famiglie. L’impresa di ristorazione “Dal Presidente”, operante nel centro storico di Napoli, precisamente in via dei Tribunali, sarebbe stata acquistata grazie all’apporto economico e alla protezione fornita da un esponente di spicco del clan, alla cui famiglia sarebbe stata destinata una parte dei relativi proventi anche dopo la sua detenzione conseguente ad una condanna per associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

Inoltre, l’attività investigativa avrebbe permesso di appurare anche la fittizia intestazione di un’impresa individuale operante nel settore dei servizi turistici, che il precedente titolare sarebbe stato costretto a dismettere con minacce, percosse e intimidazioni, e di sette immobili di pregio siti nel capoluogo partenopeo.

Gli indagati avrebbe reimpiegato nelle società di ristorazione e panificazione e nell’acquisto degli indicati beni immobili l’importo complessivo di euro 412.435,00, versato in contanti con reiterate operazioni sui conti societari e personali.

Pertanto, tale profitto illecito è stato sottoposto a sequestro insieme alle quote delle società, all’impresa individuale e agli immobili oggetto d’intestazione fittizia, per un valore complessivo di oltre 3,5 milioni di euro.

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